domenica 8 luglio 2012

Osservazioni in jury

Membro jury: arch. Cutri Maria Teresa
- Maggiore impatto nella comunicazione visiva delle tavole dei nostri ragionamenti. Dovrebbero bastare le immagini per non leggere il testo presente nella tavola.
- Importanza nell'arrivare al nocciolo della questione nella descrizione. Manca un discorso in planimetria dei ragionamenti fatti.
- Maggiore relazione con l'intorno presente e la corte dell'edificio vicino.
- Alloggi dell'ultimo piano sono tradizionali, potrebbero avere spazi più aperti.

In generale a tutti:
- Si potrebbe creare una "porta" sul parco della Caffarella con collegamenti e segnaletica con altri vuoti urbani.
- Mancanza di una carta idrogeologica per sfruttare risorse presenti sul luogo: geotermia, falde acquifere, ecc.
- Maggiore impatto nella comunicazione visiva delle tavole.

domenica 13 maggio 2012

PARTNERSHIP al progetto

  possibili partner interessati all'idea del programma:



















http://www.cilanazionale.org/website/


http://www.cilanazionale.org/ala/index.html

http://www.ispanazionale.org/lazio/home.html
http://www.solido3d.info/index2.html

artigianato personalizzato


NUOVI LAVORI/ Artigianato 2.0, il successo nasce tra design e tecnologia

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di Lidia Petaccia

Le regole del buon mercato stanno diventando anche le regole dell’artigianato, mettendo a fuoco un nuova figura, tutt’altro che scontata: il tecnoartigiano, capace - nel 21esimo secolo - di combinare materiali e componenti prodotti a scala globale adattandoli alle esigenze della clientela e in grado di tenere insieme il sapere tradizionale con il dominio della rete.

tecno_artigianatoStefano Micelli, con il suo libro “Futuro artigiano” apre le porte di uno scenario, un futuro ormai prossimo, e sono in molti a esserne convinti, in cui le logiche della produzione industriale assomiglieranno sempre di più a quelle dell’universo digitale. Non tanto perché i prodotti con cui conviviamo ogni giorno saranno sempre più sofisticati, quanto piuttosto perché i principi che definiscono la divisione del lavoro nel mondo della rete, soprattutto nel dominio dell’open source, sono quelli che si imporranno nel mondo industriale tradizionale.
Un artigiano di nuova generazione dunque si affaccia all’orizzonte. Capace di combinare materiali e componenti prodotti a scala globale adattandoli alle esigenze della clientela e globale, in grado di tenere insieme, saper fare tradizionale e dominio della rete. Se n’è discusso a Roma nell’incontro “Il nuovo artigianato tra il design e il digitale”, organizzato da Fondazione Romaeuropa con la collaborazione del CATTID “Sapienza” Università di Roma e UnaCittà. A partire dal libro di Stefano Micelli, l’incontro ha cercato di definire i difficili contorni e  le caratteristiche peculiari dell’artigiano contemporaneo, motore di nuovi percorsi di crescita a livello globale, con una serie di interventi moderati daMonica Scanu, architetto che si occupa di experience design e architettura.
Si parte da un articolo pubblicato recentemente sulla versione americana di Wired, “Nella nuova rivoluzione industriale – recita– gli atomi sono i nuovi bits” e dall’analisi del modello americano, dove un nuovo artigianato è già realtà, esemplificato dalla Local Motors. Un nuovo paradigma per la progettazione automobilistica che anziché sviluppare un’auto per le masse che potrebbe essere commercializzata in tutto il mondo, è al servizio delle esigenze di un mercato locale particolare e dipende da una community online di progettisti per trovare soluzioni innovative. “L’artigianato americano non punta dunque solo sull’estetica – prodegue Micelli- è digitale, tecnologica, mentre gli italiani sono ancora schiacciati dal fardello della tradizione, dell’arretratezza, degli stereotipi.
La nostra è una modernità incompiuta.” Esempio eccellente di nuovo artigianato in Italia è Vyrus, “l’Hermes delle due ruote”, un’azienda che costruisce e commercializza motociclette sportive di altissimo contenuto tecnologico. È una realtà di natura artigianale di Rimini in cui la produzione consiste in una serie assolutamente limitata di motociclette che vengono “cucite” su misura per ogni singolo cliente. Ognuno dei possessori di Vyrus, tra cui Tom Cruise,  possiede un oggetto unico, un vero pezzo da collezione creato su specifiche indicazioni del proprietario e secondo le caratteristiche fisiche, altezza, peso e doti di guida.
Una personalizzazione totale, che comprende anche il nome di battesimo della propria motocicletta e la colorazione, studiata e adattata di volta in volta. A fare da mediatrice tra le istanze dei designer e quelle degli artigiani, nel suo caso specifico sardi, è Annalisa Cocco, designer e docente IED a Cagliari, che tira in ballo l’artigianato artistico e la questione centrale del pezzo unico. “Gli artigiani devono superare delle barriere, i designers devono integrarsi nel territorio, nelle varie realtà locali. È necessario non più solo un atteggiamento estetico, ma anche etico.” “L’artigianato deve rinnovarsi, rischia di diventare una riserva indiana, uno specchietto per le allodole per i turisti, mentre invece sono molte le possibilità.”
Possibilità che, secondo Monica Scanu, sono per primi i politici a non sviluppare perché “esseri lontani dalla realtà, con ancora un concetto romantico dell’artigianato”. “I consumatori iniziano a ricercare la qualità”, analizzare il consumatore, questo secondo Guido Razzano della Fondazione Valore Italia, il punto di partenza di questo nuovo artigianato e l’importanza di vendere i prodotti  in tutto il mondo, fase che deve seguire al questa presa di consapevolezza di questo futuro artigiano. Carlo Maria Medaglia, direttore Scientifico dei laboratori del CATTID, “Sapienza” Università di Roma sostiene l’importanza del digitale. L’oggetto deve nascere digitale, non diventarlo. “12 milioni di oggetti  connessi ad internet. Tra 5 anni ce ne saranno tra 80 milioni e 140 milioni. Bisogna iniziare a pensare gli oggetti in modo diverso, pensarlo già come in digitale, è fondamentale la preparazione degli studenti.” “Ma Come faccio a formare gli artigiani?
A formare un operaio ci vuole Zero. A formare un artigiano ci vuole molto. Abbiamo perso le grandi scuole professionali di artigiani e bisogna cambiare il sistema formativo”, questo il monito di Sebastiano Bagnara, docente di Psicologia Cognitiva della Facoltà di Architettura di Alghero. Dello stesso parere Umberto Croppi, fondatore di Una Città, associazione a supporto alla cultura dell’innovazione, che ricorda come “in Italia 30 anni fa è stato abolito l’apprendistato. Roberto Pone, consulente di management presso la Kanso, società di consulenza focalizzata sui temi dell’innovazione e della customer experience illustra le possibili strade che posso rilanciare le imprese artigiane, quelli piccolissime, non i casi eccellenti che già ce l’hanno fatta, come ad esempio Hermes"Small business act, iniziativa dell’EU, per le piccole e medie imprese. Contratto di rete, strumento che presenta grandi potenzialità in particolare per le imprese di minori dimensioni e rete impresa Italia: mette insieme tutto il mondo associativo del commercio e dell’artigianato per fare lobby politica e iniziative per le imprese.”
“Ci sono circa 1.500.000 imprese artigiane oggi in Italia, circa il 30% del totale delle imprese italiane artigiane che hanno bisogno di evolversi, di andare sul mercato. Servono nuovi giovani, molto preparati dal punto di vista tecnico, dal punto di vista dei nuovi media, ma che nello stesso tempo si caricano della piccola impresa”. È necessario mettersi insieme, creare nuove iniziative e abolire gli stereotipi dell’artigianato. “ Sono stereotipi che spesso l’artigiano ignora, come quelli sulla tipologia del cliente. Ci sono bisogni dell’acquirente che in alcuni casi richiedono l'aggiornamento (funzionale, estetico, ...) di alcuni tradizionali manufatti dell'artigianato artistico che devono conseguentemente essere "rinnovati" per cogliere tali opportunità di mercato”. Secondo Pone, in conclusione, "l'artigianato oggi è chiamato a rinnovarsi altrimenti può rischiare di essere recepito come una figura bidimensionale che si trova pero' all'interno di un mondo tridimensionale".
Una figura ancora da definire, quello del nuovo artigiano, che si sta cercando di declinare in base alle esperienze proprie di diversi ambiti di provenienza, come l’arte, il digitale, il design, il made in Italy, il mondo della conoscenza. Quello che è emerso con certezza è la necessaria riconciliazione tra l’Italia che non ha mai lavorato sul manuale, quella delle  imprese e quella delle idee, con l’Italia degli artigiani. Un mondo più interessante dal punto di vista umano che deve diventarlo anche agli occhi del mondo.

domenica 22 aprile 2012

Parte ottava. La rivoluzione informatica dell’architettura. Dopo il 2001. Da Ground Zero a oggi.


31. Espressioni digitali

Dopo il disastro delle Twin Towers di Manhattan nel settembre 2001, il mondo sembra essere cambiato, non solo dal punto di vista dei controlli aeroportuali. Si aprono riflessioni sugli strumenti contemporanei (la globalizzazione, la rete, l’elettronica) in particolare sull’uso di tali 
strumenti e in che direzione veicolarli.


Strumenti, crisi, sfide

Nella storia dell’architettura, lo strumento, inteso come materializzazione del pensiero e incarnazione dello spirito,  è sempre stato  elemento fondamentale di rapporto con la materia della costruzione, non tanto come mezzo per raggiungere un fine, ma come occasione di interrogazione profonda. La presenza di un nuovo strumento, l’Information Technology, applicata all’architettura apre una lunga fase di interrogazione sulle profonde mutazioni che questo diverso modello sta comportando. Sarà utile a combattere le crisi grandi o piccole che siano? La modernità non è lo sforzo verso la trasformazione delle crisi in valore? La sfida è aperta.


Paesaggi informatici

Uno dei temi che più hanno caratterizzato la ricerca architettonica degli ultimi anni novanta è il tema del paesaggio. Un’opera significativa a riguardo è la realizzazione della stazione dei traghetti a Yokohama in Giappone, da parte dei Foreign Office Architects. Il progetto è un paesaggio artificiale-naturale in continua mutazione lungo tutto l’andamento dell’edificio. L’interesse del progetto è nella grande scala della realizzazione, nella messa a punto di strumenti informatici di controllo sia della progettazione sia del cantiere. Altro esempio l’edificio BMW di Zaha Hadid, che si inserisce tra i tre corpi principali della produzione ed è attraversato dai grandi binari delle catene di montaggio, un’opera che vive una sorta di coreografia collettiva e si trasforma in un vero paesaggio abitato condiviso. Il paesaggio cui cercano di dare forma questi architetti nasce attraverso le interconnessioni dinamiche, le interrelazioni, le geometrie parametriche che sono tipiche del mondo elettronico. La nozione di paesaggio informatico è in rapporto con i metodi di indagine e simulazione dei meccanismi genetici dei diversi fenomeni naturali.

La digitalizzazione. All is bit.

Al mondo d’oggi siamo sempre più circondati da schermi, da quelli fissi a quelli mobili, che ci influenzano determinando nell’abitante della città una condizione quasi di bombardamento da schermo, quindi strutturalmente digitale. Lo schermo diventa portatore di una nuova concezione di visione del mondo e il bit colorato con il suo costante refresh , una sorta di nuovo ambiente nativo. Le ricerche architettoniche conducono a una duplice condizione dello schermo: come una superficie bidimensionale o come un elemento portatore di profondità. Due esempi sono a Barcellona, il primo è il rifacimento del Mercato rionale di Santa Caterina, di Miralles e Tagliabue (EMBT), che si presenta con una copertura ondulata e tassellata da 325.000 esagoni di ceramica, che come un grande schermo ondulato trasmette energia a tutto il quartiere. Il secondo è la Torre Agbar di Jean Nouvel, un monolito a forma di fuso, che con la trama pixelata dei pannelli colorati che rivestono il volume, viene evocato un immaginario schermo. Un altro esempio è il SK Building a Seoul, in Corea del Sud, degli asiatici RAD, che realizzano un grattacielo dove è presente un’implementazione elettronica usando una pelle digitalizzata,  dove sistemi attivi e di illuminazione creano luci e suoni in continua mutazione, cominciando a vivere come uno schermo vero e proprio e non solo evocandolo.

32 Processi e diagrammi

Diagrammi abitati

Peter Eisenmann usa la tecnica progettuale della piega: attraverso l’atto del piegare si conformano insieme le parti di un edificio e le articolazioni del paesaggio. Ma questa piega è solo un’applicazione di un approccio più generale. La parola chiave a questo punto diventa diagramma: cioè l’esplicitazione di una serie di relazioni possibili e auspicabili del progetto.  Si tratta della creazione di alcune relazioni che devono caratterizzare l’esito finale, il quale dipenderà dagli eventi che intervengono nello sviluppo del progetto come fossero variabili per far evolvere il diagramma verso una forma finale invece che un’altra. Opere che hanno coscienza di questa attività formativa e sono basate su un’impostazione diagrammatica, come quella della piega, condensando e rivelando la genesi del loro farsi, ne lasciano aperti gli esiti anche nel loro evolversi futuro. Ecco perché la forza del diagramma diventa prorompente: la processualità si estende nel tempo, non è chiusa nell’esito finale ma apre il processo della sua stessa evoluzione.


Modelli informatici

L’informatica è caratterizzata non solo dalla manipolazione del singolo bit informativo, ma soprattutto dalla possibilità di variare raggruppamenti di informazioni, in una logica sistemica e interconnessa. Nel campo della ricerca architettonica si affronta la più complessa tematica della modellizzazione delle informazioni, che si intreccia con la rappresentazione tridimensionale presentando due aspetti scientifici da considerare: l’uno che ha una diretta relazione con lo sviluppo geometrico matematico della forma, quindi nell’organizzare coerentemente calcolo, produzione e cantiere; l’altro è la progressiva tendenza verso un modello globale, tridimensionale e informatizzato che contenga tutte le informazioni del progetto. Pionieri dei due aspetti sono rispettivamente lo studio di Norman Foster e la struttura Gehry Technologies. Con l’uso del modello elettronico si potranno avere numerose visioni tridimensionali, ricavare piante e sezioni e si potrà modificare un elemento architettonico e verificare nell’immediato l’effetto sulle visioni, sui calcoli statici , sui costi , sulle dispersioni termiche ecc. Le nuove generazioni di architetti sanno che non si tratta soltanto di avere una modalità realizzativa del progetto basata sulla relazione dinamica delle informazioni, ma è l’architettura stessa che tende a diventare dinamica, interconnessa, mutabile e interattiva.

Opera all'interno del libro Architettura e Modernità

          La mia scelta ricade sull'opera di Penezic & Rogina, Asilo Jarun, Zagabria 2002-06.

Per questo asilo multicolore gli architetti croati hanno utilizzato la matrice urbana per modellare creativamente il programma e la posizione. La massa inflessa dell'edificio segue le direzioni non perpendicolari  di due blocchi vicini residenziali. I tre ingressi separati all'asilo, al nido e al servizio e gestione delle aree, sono collegati al percorso pedonale in direzione est-ovest lungo il lotto.  Al piano terra le aule di attività sono a diretto contatto con ambienti esterni attraverso terrazze coperte, mentre quelle al primo piano hanno logge poco profonde. L'architettura ha tre principali obiettivi. Il primo è ariosità e luce, con un'adeguata protezione contro la luce solare diretta. Il secondo è accessibilità  che è stato raggiunto grazie all’articolazione lineare del volume, con terrazze, sporgenze e aperture di diverse dimensioni. La caratteristica maggiore è l'uso di materiali e colori. Rivestite con pannelli in plastica, alluminio, vetro e una varietà di colori che sono stati utilizzati dentro e fuori.







Ex-tempore 18 Aprile


Ex-tempore 4 Aprile


Ex-tempore 5 Marzo


martedì 10 aprile 2012

domenica 25 marzo 2012