lunedì 23 aprile 2012
domenica 22 aprile 2012
Parte ottava. La rivoluzione informatica dell’architettura. Dopo il 2001. Da Ground Zero a oggi.
31. Espressioni digitali
Dopo il disastro delle Twin Towers di Manhattan nel
settembre 2001, il mondo sembra essere cambiato, non solo dal punto di vista
dei controlli aeroportuali. Si aprono riflessioni sugli strumenti contemporanei
(la globalizzazione, la rete, l’elettronica) in particolare sull’uso di tali
strumenti e in che direzione veicolarli.
Strumenti, crisi, sfide
Nella storia dell’architettura, lo strumento, inteso come
materializzazione del pensiero e incarnazione dello spirito, è sempre stato elemento fondamentale di rapporto con la
materia della costruzione, non tanto come mezzo per raggiungere un fine, ma
come occasione di interrogazione profonda. La presenza di un nuovo strumento, l’Information
Technology, applicata all’architettura apre una lunga fase di interrogazione
sulle profonde mutazioni che questo diverso modello sta comportando. Sarà utile
a combattere le crisi grandi o piccole che siano? La modernità non è lo sforzo
verso la trasformazione delle crisi in valore? La sfida è aperta.
Paesaggi informatici
Uno dei temi che più hanno caratterizzato la ricerca
architettonica degli ultimi anni novanta è il tema del paesaggio. Un’opera
significativa a riguardo è la realizzazione della stazione dei traghetti a
Yokohama in Giappone, da parte dei Foreign Office Architects. Il progetto è un
paesaggio artificiale-naturale in continua mutazione lungo tutto l’andamento
dell’edificio. L’interesse del progetto è nella grande scala della realizzazione,
nella messa a punto di strumenti informatici di controllo sia della
progettazione sia del cantiere. Altro esempio l’edificio BMW di Zaha Hadid, che
si inserisce tra i tre corpi principali della produzione ed è attraversato dai
grandi binari delle catene di montaggio, un’opera che vive una sorta di
coreografia collettiva e si trasforma in un vero paesaggio abitato condiviso.
Il paesaggio cui cercano di dare forma questi architetti nasce attraverso le
interconnessioni dinamiche, le interrelazioni, le geometrie parametriche che
sono tipiche del mondo elettronico. La nozione di paesaggio informatico è in
rapporto con i metodi di indagine e simulazione dei meccanismi genetici dei
diversi fenomeni naturali.
Al mondo d’oggi siamo sempre più circondati da schermi, da quelli fissi a quelli mobili, che ci influenzano determinando nell’abitante della città una condizione quasi di bombardamento da schermo, quindi strutturalmente digitale. Lo schermo diventa portatore di una nuova concezione di visione del mondo e il bit colorato con il suo costante refresh , una sorta di nuovo ambiente nativo. Le ricerche architettoniche conducono a una duplice condizione dello schermo: come una superficie bidimensionale o come un elemento portatore di profondità. Due esempi sono a Barcellona, il primo è il rifacimento del Mercato rionale di Santa Caterina, di Miralles e Tagliabue (EMBT), che si presenta con una copertura ondulata e tassellata da 325.000 esagoni di ceramica, che come un grande schermo ondulato trasmette energia a tutto il quartiere. Il secondo è la Torre Agbar di Jean Nouvel, un monolito a forma di fuso, che con la trama pixelata dei pannelli colorati che rivestono il volume, viene evocato un immaginario schermo. Un altro esempio è il SK Building a Seoul, in Corea del Sud, degli asiatici RAD, che realizzano un grattacielo dove è presente un’implementazione elettronica usando una pelle digitalizzata, dove sistemi attivi e di illuminazione creano luci e suoni in continua mutazione, cominciando a vivere come uno schermo vero e proprio e non solo evocandolo.
La digitalizzazione. All is bit.
32 Processi e diagrammi
Diagrammi abitati
Peter Eisenmann usa la tecnica progettuale della piega:
attraverso l’atto del piegare si conformano insieme le parti di un edificio e
le articolazioni del paesaggio. Ma questa piega è solo un’applicazione di un
approccio più generale. La parola chiave a questo punto diventa diagramma: cioè
l’esplicitazione di una serie di relazioni possibili e auspicabili del progetto.
Si tratta della creazione di alcune
relazioni che devono caratterizzare l’esito finale, il quale dipenderà dagli
eventi che intervengono nello sviluppo del progetto come fossero variabili per
far evolvere il diagramma verso una forma finale invece che un’altra. Opere che
hanno coscienza di questa attività formativa e sono basate su un’impostazione
diagrammatica, come quella della piega, condensando e rivelando la genesi del
loro farsi, ne lasciano aperti gli esiti anche nel loro evolversi futuro. Ecco perché
la forza del diagramma diventa prorompente: la processualità si estende nel
tempo, non è chiusa nell’esito finale ma apre il processo della sua stessa
evoluzione.
Modelli informatici
L’informatica è caratterizzata non solo dalla manipolazione
del singolo bit informativo, ma soprattutto dalla possibilità di variare
raggruppamenti di informazioni, in una logica sistemica e interconnessa. Nel
campo della ricerca architettonica si affronta la più complessa tematica della
modellizzazione delle informazioni, che si intreccia con la rappresentazione
tridimensionale presentando due aspetti scientifici da considerare: l’uno che
ha una diretta relazione con lo sviluppo geometrico matematico della forma,
quindi nell’organizzare coerentemente calcolo, produzione e cantiere; l’altro è
la progressiva tendenza verso un modello globale, tridimensionale e informatizzato
che contenga tutte le informazioni del progetto. Pionieri dei due aspetti sono
rispettivamente lo studio di Norman Foster e la struttura Gehry Technologies.
Con l’uso del modello elettronico si potranno avere numerose visioni
tridimensionali, ricavare piante e sezioni e si potrà modificare un elemento
architettonico e verificare nell’immediato l’effetto sulle visioni, sui calcoli
statici , sui costi , sulle dispersioni termiche ecc. Le nuove generazioni di
architetti sanno che non si tratta soltanto di avere una modalità realizzativa
del progetto basata sulla relazione dinamica delle informazioni, ma è l’architettura
stessa che tende a diventare dinamica, interconnessa, mutabile e interattiva.
Opera all'interno del libro Architettura e Modernità
La mia scelta ricade sull'opera di Penezic & Rogina, Asilo Jarun, Zagabria 2002-06.
Per questo asilo multicolore gli architetti croati hanno utilizzato la matrice urbana per modellare creativamente il programma e la posizione. La massa inflessa dell'edificio segue le direzioni non perpendicolari di due blocchi vicini residenziali. I tre ingressi separati all'asilo, al nido e al servizio e gestione delle aree, sono collegati al percorso pedonale in direzione est-ovest lungo il lotto. Al piano terra le aule di attività sono a diretto contatto con ambienti esterni attraverso terrazze coperte, mentre quelle al primo piano hanno logge poco profonde. L'architettura ha tre principali obiettivi. Il primo è ariosità e luce, con un'adeguata protezione contro la luce solare diretta. Il secondo è accessibilità che è stato raggiunto grazie all’articolazione lineare del volume, con terrazze, sporgenze e aperture di diverse dimensioni. La caratteristica maggiore è l'uso di materiali e colori. Rivestite con pannelli in plastica, alluminio, vetro e una varietà di colori che sono stati utilizzati dentro e fuori.
martedì 10 aprile 2012
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